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STORIA DI ALCUNI CLIENTI

È livornese eppure tra le quattro persone che ama di più al mondo ci sono tre pisani!

È proprio vero che alle volte il destino ti dà da bere un bicchiere di ironia.

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Scusate, non vi parlerò delle mie borse, quelle le trovate sul mio sito, spenderò invece due parole su quella che è stata la mia storia.
 
Probabilmente lo faccio più per me stessa che non per chi mi legge.
 
Ho aperto un negozio in Via Pietrapiana 4 anni fa, ormai nel lontanissimo 2016.
 
Ogni tanto, quando ci penso, mi viene da sorridere a pensare quanti e quali strade mi ha fatto prendere la vita.
 
Quando percorri un sentiero solo, con tutta probabilità quel sentiero diventa strada.
 
Ma questo non è stato il mio caso.
 
Io ne ho battuti così tanti che sembra quasi un miracolo che mi possa essere fermata qui a Firenze.
 
E se non fosse che amo questa città, con tutta probabilità mi sarei di nuovo messa in viaggio.
 
Tant’è!
 
Quando avevo solo vent’anni ho lasciato la mia adorata Livorno e me ne sono andata in Venezuela.
 
L’amore mi ha voluto portare là.
 
Sono rimasta subito incinta di mia figlia e per quanto fossi giovane ho seguito mio marito in un paese che fino a qualche anno prima facevo persino fatica a riconoscere nella cartina geografica.
 
Avevo sì sentito parlare del Venezuela come tutti…
 
Ma chi mai sapeva dove potesse essere?
 
Era una città? Era uno stato?
 
Era un’isola? 
 
Il Venezuela: che cos’era?
 
Pensavo di non aver portato niente con me…
 
Pensavo che non sarei riuscita a combinare niente…
 
Chissà anzi in quali pasticci mi sarei andata a ficcare, io che non masticavo nemmeno un briciolo di spagnolo e non sapevo davvero come farmi capire! 
 
Invece mi sono dovuta ricredere.
 
Innanzitutto perché avevo già una figlia e dovevo fare in modo di non fargli mancare niente.
 
Ma soprattutto, ed ancora non lo sapevo, avevo una dote che a tutti gli uomini manca e che talvolta pagherebbero oro per avere: 
 
Ero una donna!
 
E come tutte le donne ero una self made woman!
 
Per cui non ho potuto fare altro che rimboccarmi le maniche.
 
Sono nata come un artigiano e una sarta autodidatta.
 
Nessuno mi ha insegnato niente.
 
A dire la verità la mia passione per creare è sempre stata dentro di me.
 
Ho sempre avuto la curiosità di aggiustare e rammendare le cose.
 
Di cercare il materiale, di imparare ad utilizzare gli strumenti del lavoro, a sposare, come un chimico con i suoi elementi, tutto quello che avevo sotto mano.
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Chi nasce creativo rimane creativo.
 
Da bambina rubavo di nascosto i pantaloni di mio babbo, ne strappavo qualche drappo, e ci facevo i vestiti alle mie barbie.
 
(Non vi dico che scenate faceva mia madre!)
 
Quando sono andata in Venezuela facevo tutto da sola.
 
Ho iniziato facendo piatti in ceramica, vasi di vetro e vasi colorati, bigiotteria e oggettistica per la casa.
 
Ripescando quella vocazione che avevo avuto sin da bambina, cercavo di mettere le mani un po’ ovunque: avevo scoperto il gusto di non darmi limiti.
 
Anche se inizialmente lo facevo più che altro per divertimento.
 
Quando ero a Caracas ho fatto anche la carrozziera per un certo periodo…
 
Per andare al lavoro mi alzavo molto presto la mattina. 
 
Alle 6 ero già al volante.
 
Non avendo tempo per truccarmi, ero costretta a farlo in macchina, con lo specchietto retrovisore.
 
Adesso è buffo da dire:
 
truccandomi in quel periodo non facevo altro che tamponare le altre auto a destra e sinistra.
 
Per rimediare ai danni che provocavo, dovevo arrangiarmi con quello che avevo.
 
E non avevo molto.
 
Allora un’amica, vedendo che sapevo fare di tutto, mi disse:
 
“Ma perché non la rimetti apposto da sola?”
 
Così feci.
 
E adottai questo metodo, il self made, un po’ a tutto.
 
I pezzi ce li avevo, o almeno li ho sempre trovati con grande facilità.
 
E poi mi mettevo all’opera.
 
Qualche mattina però i miei figli, e lo dico con un certo sorriso, mi dicevano:
 
“Mamma, per favore, non ci accompagnare a scuola…
Preferiamo andare a pedi!”
 
Le prime volte la macchina era così piena di scotch che i miei figli si vergognavano a venire in macchina con me!
 
Poi un giorno ho deciso di specializzarmi nelle produzione di borse.
 
Quando ero a Caracas tornavo in Italia, a Livorno, almeno 4/5 volte all’anno, prendevo le borse e le pochette, e finivo di lavorarle in Venezuela.
 
I tessuti e le stoffe italiane – che volevo importare – hanno sempre avuto una qualità migliore.
 
Non c’era – come non c’è tutt’ora – niente da fare!
 
E così come all’epoca cercavo di portare un po’ di Italia in Venezuela, così adesso cerco di portare un po’ di Venezuela in Italia con i miei pezzi e le mie borse d’artigianato.
 
In verità qui in Italia ho iniziato con la gioielleria.
 
Poi sono finita con le borse.
 
Ho scelto Firenze perché volevo fuggire dalle grandi metropoli.
 
Volevo un angolo di pace in cui poter dare sfogo alla mia creatività senza avere come rumore di sottofondo il caos della metropoli.
 
Riguardando indietro posso dire che è stata una vita in cui non mi è mancato niente: ho visitato il mondo, ho potuto dare sempre libero sfogo alla mia creatività e ho avuto come dono quattro splendidi nipoti.
 
L’unica postilla: non sono livornesi.
 
Ma che ci posso fare: non potrei desiderare di più!
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In foto possiamo vedere l’attrice Hollywoodiana Nicole Ari Parker con la Borsa firmata Veronica Silicani

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FORMULARIO TD

DEVI AGIRE

Se Non sei il N.1 nel tuo mercato
devi agire , altrimenti verrai Divorato

I pesci piccoli devono muoversi velocemente se non vogliono essere divorati.

Quelli grossi non fanno altro che mangiare quelli che rimangono indietro.

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Il Team della Tofani Dreams lo sa bene.

Quasi tutti i membri che lo compongono, prima di iniziare il percorso in questa azienda fuori dagli schemi, facevano parte di aziende considerate “Pesci Grossi” nei rispettivi settori.

Eppure, attualmente NON siamo i N.1, e verremmo divorati anche noi se non ci sforzassimo al massimo. 

Per questo motivo:

Per noi non esistono “giorni di pausa”. Non possiamo permetterceli.

Come non possiamo permetterci di trattare con sufficienza i nostri clienti, né consegnare lavori mediocri…sarebbe la nostra rovina, e verremo divorati!

Siamo sempre a controllare gli aggiornamenti di mercato, a testare nuovi metodi, ad analizzare nuovi trend, ad assicurarci che le strategie che mettiamo in campo aumentino il fatturato abbassando i costi, e a studiare e testare nuove tecniche da implementare. Il più grande vantaggio?

Non essendo dei pesci grossi, chi viene a trovarci non si sente come una sardina pronta ad essere mangiata.

HAI GIÀ SCOPERTO IL TUO GIACIMENTO?

Siamo entrati nella
Terza Rivoluzione Pubblicitaria

Le rivoluzioni pubblicitarie sono una vera e propria caccia ai “giacimenti di petrolio”fanno la fortuna dei primi che li scoprono.

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Ma prima di spiegare il nuovo tipo di pubblicità che sta rivoluzionando tutto il settore pubblicitario, è importante analizzare i “metodi antenati” che lo hanno preceduto.

Attualmente in Italia chi vuole fare pubblicità ha a disposizione 3 opzioni:

Pubblicità Visual:

Molto piacevole all’occhio ma estremamente costosa. Anzi, la più costosa di tutte.

Non porta il cliente a comprare o a trasformarlo in un contatto commerciale. Si limita ad attirare la sua attenzione e ad intrattenerlo.

La sua efficenza è difficile da misurare. Attualmente è la pubblicità predominante sul mercato.

Si focalizza sulla propria immagine da trasmettere al pubblico. Potremmo definirla una pubblicità narcisista.

Pubblicità Informativa o di Contenuto:

A differenza di quella d’Immagine, questa tipologia di pubblicità punta ad informare il cliente su eventuali benefici tramite i contenuti.

Mantiene attivo l’interesse dei clienti già appassionati all’azienda o al prodotto.

Uno dei suoi principali limiti è che risulta noiosa e difficilmente attira l’interesse di potenziali nuovi clienti.

Non è semplice inoltre, come nella precedente, misurarne l’efficenza.

Ci vogliono un’immensità di contenuti prima di vedere i risultati.

Pubblicità a Risposta Diretta:

È la tipologia di pubblicità usata nelle televendite da anni e da molti Fuffatariani.

Sa catturare l’attenzione del potenziale cliente e pilotarlo da un punto di vista commerciale, trasformandolo in cliente a tutti gli effetti.

Spiega alla perfezione i benefici che può ottenere il cliente con il prodotto.

La sua principale caratteristica è che si basa sulla misurazione dei dati, e quindi possiamo misurare la sua efficenza. A livello di “conversione” è migliore rispetto alle due tipologie di pubblicità precedenti.

Tra i difetti possiamo annoverare la sua scarsa piacevolezza visiva percepita sia da chi la usa che, paradossalmente, da chi la vede.

Danneggia l’immagine aziendale a lungo termine ed è difficile da scalare sul mercato di massa.

Quale tipologia pubblicitaria usa la Tofani Dreams:

Un mix delle tre pubblicità sopra citate, non sappiamo se abbia un nome, e non ci sentiamo cosi all’avanguardia da dargli un nome.

CREA LA TUA MACCHINA DI VENDITA

Devi pensare al Marketing come ad una Macchina Generatrice di Profitto

Gran parte delle agenzie pubblicitarie italiane si focalizza sul traffico, clicks, followers e likes.

Aiutano il proprio business? 

Sì, ma non a sufficienza per sopravvivere, visto che non si possono usare per fare la spesa né metterli in banca. 

Un’agenzia dovrebbe focalizzare le campagne sul ROI (Return of Investment – Ritorno sull’investimento) e sul ROAS (Return On Advertising Spent). Ovvero alla pianificazione di strategie di marketing che moltiplichino le vendite e quindi i profitti provenienti dagli investimenti stessi.

Per fare ciò servono però delle tecniche e dei software da usare per misurare i dati, così da poter prevedere i risultati ed il comportamento del mercato.

Questo non solo serve a pianificare una strategia su misura per aumentare le vendite, ma anche a correggere eventualmente la strategia in corso d’opera, ed aggiustarne il tiro.

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Perché spesso non viene fatto?

Il motivo per cui molte agenzie in italia non si focalizzano sul ROI, è proprio per i costi di messa in opera, manutenzione, professionisti necessari e tempo da dedicare ad ogni singolo cliente. 

Si sa, in Italia tutti vogliono guadagnare il più possibile facendo il minimo necessario.

Non solo, i professionisti che di solito approfondiscono ed iniziano a sviluppare (anche in proprio) campagne basate sul ROI, lo fanno dopo aver capito quanto bisogni lavorare sodo, rimanendo aperti al cambiamento, ben disposti ad investire sul proprio business e sapendo aspettare i risultati.

Di fatto, e non è un segreto, qualunque azienda che non abbia la volontà di reinventarsi è a rischio. 

Niente deve essere lasciato al caso: tutto va misurato e studiato nel minimo dettaglio. Solo in questo modo si può sapere qual’è la via migliore da percorrere.